Carolina Orsi: “Con il Padel non è stato amore a prima vista. Per migliorare il ranking vi dico che…” (INTERVISTA)

Carolina Orsi

Se il movimento italiano è in crescita lo si deve non solo alla grande base di amatori, ma anche a quei giocatori professionisti che tengono alto il nome del Padel italiano nel circuito internazionale. Tra di loro c’è sicuramente Carolina Orsi, numero uno del nostro ranking e alla posizione 29 della classifica FIP. In attesa di rivederla in campo, e magari vincere come ha fatto con Nuria Rodriguez al FIP Silver di Valencia, abbiamo raggiunto Carolina telefonicamente per farci raccontare la sua storia e per analizzare qualche dettaglio tecnico.

Con il Padel non è stato un amore a prima vista – ha spiegato Carolina alla nostra redazione – Ho iniziato per caso, giocando con mio padre e un amico, Gianfranco Nirdaci che allora era presidente del Comitato Padel del Lazio. Ci ha invitato a giocare e da quel momento è iniziato il mio percorso al Circolo Aniene che ancora oggi fa parte della mia famiglia Padel. Dopo i primi tornei mi sono subito resa conto che c’erano le condizioni per continuare a praticare questo sport”.

Che cos’è per te il Padel?

Ad oggi ti dico che è un lavoro. Ovviamente è un lavoro che adoro fare, perché ho sempre voluto fare l’atleta fin da piccolina. Per me è un sogno che si è avverato”.

Cosa serve al Padel per avvicinare la popolarità di altri sport come ad esempio il calcio?

Secondo me ci vuole un po’ di tempo, il calcio d’altronde ha una storia infinita. Il Padel, soprattutto in Italia, è nato da pochi anni. In Spagna e in Argentina c’è un po’ più di storia, però secondo me i grandi sviluppi si stanno vedendo solo adesso. In Italia siamo sulla strada giusta, molte persone ancora non lo conoscono ed è per questo che dico che ci vuole semplicemente un po’ di tempo”. 

Carolina Orsi


Vivi e ti alleni a Madrid e conosci bene la realtà spagnola. Quali sono le differenze più importanti rispetto al nostro paese?

Noi ancora non abbiamo una vera e propria storia del Padel, la stiamo costruendo adesso. Spagna e Argentina sono più avanti, hanno già dei giocatori e degli ex giocatori importanti. A noi manca questo e come detto ci arriveremo con un po’ di pazienza. E poi, a parte i giocatori professionisti, ci manca anche una base di allenatori, una metodologia d’allenamento, di una struttura a livello juniores, che si sta ancora formando. La federazione e gli altri organismi stanno cercando di svilupparla. È nato tutto da poco ma si sta cercando di accelerare un po’ i tempi”.

Quante volte ti alleni?

Mi alleno tutti i giorni. È uno sport molto ritmico, devi sempre cercare di stare a contatto con la racchetta e con il campo. Anche il Padel si è modernizzato tantissimo. Il fisico è importante, sia per quanto riguarda la prevenzione degli infortuni che per quanto riguarda la performance in campo ed è per questo che serve un allenamento di quasi tutti i giorni”.

Carolina, che tipo di racchetta stai utilizzando?

Il mio main sponsor è Bullpadel. Utilizzo un loro modello, la Elite, perché è molto maneggevole rispetto alla precedente che usavo che invece trovavo molto più dura, difficile e complicata. Dovendola cambiare, ho cercato di scegliere un modello ibrido. La Bullpadel Elite ha un peso spostato verso la punta e mi aiuta a contrastare i colpi dall’alto. MI trovo bene anche in difesa, perché oltre ad essere maneggevole ha la caratteristica di avere un punto dolce abbastanza facile da trovare”. 

Quali consigli daresti a chi vuol migliorare il proprio gioco e il proprio livello?

Innanzitutto ci deve essere il requisito minimo che è il divertimento, soprattutto per gli amatori e per i giovani che magari sognano di diventare professionisti. Il divertimento sta alla base, non deve essere un peso o una forzatura scendere in campo per allenarsi. Ci deve essere passione perché alla fine è quella che ti fa rendere al 100%. E secondo me devi anche essere curioso, curioso di imparare, di vedere tante partite e di fare molte ore in campo per migliorarti.

Carolina Orsi

Carolina Orsi, perché il Padel piace tanto alle donne?

Secondo me, in primis, perché è divertente. Il Padel poi è uno sport facile, perché tu entri in un campo e anche se non hai giocato comunque in qualche modo, anche se non sai niente di pareti, dritto, rovescio, vibora e bandeja in qualche modo la pallina riesci a colpirla e a buttarla dall’altra parte. Questo ti porta subito a giocare una partita e genera competizione, che secondo me è la cosa che invita la gente a stare e a ritornare in campo. E poi ovviamente c’è l’aspetto sociale che attira tantissimo. Questi componenti aiutano anche le donne che, tendenzialmente e storicamente, sono meno attratte dallo sport rispetto agli uomini“.

Quali sono i giocatori che ammiri di più?

Nelle donne dico Gemma Triay. Per lei parlano i risultati. È una delle più complete a livello tecnico, tattico, fisico e mentale. Lo vedi anche nella quotidianità degli allenamenti. È una giocatrice super completa. Dal punto di vista maschile Coello e Tapia al momento sono i migliori”.

I tuoi obiettivi futuri?

Tra i miei obiettivi futuri c’è sicuramente quello di cercare di mantenere questo livello altissimo. Sono in un momento molto buono a livello di rendimento e di prestazioni in campo. Ovviamente l’obiettivo è anche salire di qualche posizione nel ranking e riuscire a vincere qualche partita in più contro teste di serie”.

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